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A volte non tutti i mali vengono
per nuocere; inattese epifanie possono riscattarci da una vita
inetta.
Questa è la storia di una giornata decisiva nella vita di Armando
Zanetti, bizzarro musicista in un'orchestra sinfonica di provincia.
Condizionato da un morboso rapporto di dipendenza con la madre, il
povero cornista affetto da aracnofobia è l'incarnazione del
fallimento.
Sarà proprio in questa disastrosa giornata che egli
commetterà tutta una serie d'imprudenze che lo lascerà segnato,
coronata dal gesto estremo di ribellione che tenterà dietro le
quinte del teatro per riscattarsi da una vita inetta. Ma anche un
giorno infausto a volte può riservare qualche sorpresa...
(...) Si accingeva a radersi davanti allo
specchio. S’insaponò la faccia usando un vecchio pennello un po’
spelacchiato. Prese il rasoio, uno di quelli economici e antiquati,
v’inserì la lametta e l’avvitò. Rimase fulminato, col rasoio posato
sulla guancia insaponata, a guardare la macchia scura che strisciava
sulle piastrelle del muro alle sue spalle. Il ragno stava scendendo
lentamente verso la vasca da bagno.
Armando ruotò come sopra un disco e l’osservò. Diede un’occhiata
fulminea alla finestrella; era rimasta aperta da quando Imogène se
n’era andata, e il ragno ne aveva approfittato per entrare.
Con la mano che gli restava libera abbrancò meccanicamente il
bicchiere posato sulla mensola. Intanto, il ragno era sceso nella
vasca e stava camminando nel fondo sicuro del fatto suo.
Nella memoria di Armando si accesero due belle ginocchia femminili
che il vestito a fiori, salendo, aveva scoperto. Un filo di lana
conduceva verso il grembo della donna. Un gomito, poi un braccio
nudo che si muoveva ritmicamente. Le belle mani affusolate
sferruzzavano. Stavano facendo un gilet per un bambino.
Col bicchiere in una mano, nell’altra il rasoio, e la faccia ancora
mezza insaponata, Armando si avvicinò alla vasca e incominciò a dare
la caccia al ragno. Cercò più volte d’intrappolarlo sotto il
bicchiere capovolto, ma la bestiolina era troppo rapida e scappava
da tutte le parti. S’infilò nel buco dello scarico e così Armando vi
posò sopra il bicchiere. Chino sulla vasca si sentiva poco convinto
della vittoria riportata. Anche se adesso c’era un bicchiere a testa
in giù sopra il buco dello scarico, il ragno era ancora là, e lui lo
sapeva…
Corse in cucina e si mise a stracciare dei vecchi fogli di giornale.
Ne appallottolò un piccolo lembo, si chinò di fronte alla porta del
bagno che aveva richiuso e l’infilò nel buco della serratura per
otturarlo.
Accartocciò poi altri fogli e li sistemò sotto la porta sgangherata.
Da una parte dovette metterne di più per chiudere bene la fessura
irregolare fra porta e pavimento.
Contemplò il proprio operato.
Si toccò la faccia:
«Maledizione, il rasoio!»
Lo aveva lasciato posato in bilico sul bordo della vasca da bagno,
ma entrare là dentro, adesso, era impensabile. E forse era meglio
così, perché altrimenti avrebbe potuto vedere il ragno risalito dal
buco dello scarico, mentre cercava disperatamente di scappare
agitando le zampette contro il vetro.
Al lavandino della cucina, dove giacevano impilate le due scodelle
insieme ai piatti della colazione, Armando si sciacquò la faccia
rasata solo per metà. (...)