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Ogni bandiera e vessillo, oltre lo
sfoggio di libertà e onore, recherà sempre delle tracce che
nemmeno il tempo potrà mai cancellare. Sono macchie di sangue.
“Bandiere di sangue” racconta la guerra attraverso la brutalità dei
campi di battaglia, in cui non sono in gioco solo le vite, ma anche
l’onore evocato dalla propria bandiera. Tuttavia, la ricerca di
gloria è un fuoco vorace che arde nell’animo e brucia ogni sano
principio, fino a macchiarsi delle più scellerate azioni in nome
della patria, pur di sopravvivere. Tra le foreste del Vietnam, tra
le lande innevate dell’Unione Sovietica, tra i clangori delle armi
dell’epoca medievale, l’unica cosa che rimane dopo il furore delle
battaglie di ogni luogo e tempo è il tetro odore della morte.
(...) Chiusi gli occhi un momento,
immaginandomi al fianco di mia moglie passeggiare con nostro figlio
sulle rive di Le Havre. L'ordine del capitano di caricare i fucili
arrivò come una cannonata catapultandomi brutalmente nella realtà
con il sibilo delle armi e delle pallottole. Pensavo di aver versato
tutte le lacrime poche ore prima, mentre inutilmente cercavo di
dormire, invece sentivo ancora i miei occhi inumidirsi. Una nube
passò come un velo per oscurare il sole, il gracchiare dei corvi mi
irrideva sulla mia presunzione di voler sopravvivere. Gli eserciti
cominciavano a muoversi, mettendo fine alle speranze di molti uomini
che come me avevano il cuore e la mente altrove, in un posto ben più
quieto. L'ordine di avanzata non era ancora arrivato per noi,
sebbene i primi boati cominciassero a echeggiare. Il capitano
esitava, il vessillo della Vecchia Guardia vedeva le altre aquile
allontanarsi e sembrava rivolgersi a noi con dileggio e accusarci di
codardia. In cuor mio avrei atteso ancora a lungo, affinché i
verdetti venissero annunciati e l'ordine di congedo arrivasse il
prima possibile. La parte più stoica del mio animo aborriva tali
pensieri vigliacchi, ormai nemmeno più così latenti, e forse era per
questo che avrei dovuto piangere veramente. Un rumore di cavalli
dalle retrovie, di un incedere imperioso sebbene appartenesse a un
solo destriero. Eccolo apparire dinanzi a noi, l'Imperatore, a
fissarci con sguardo fiero dall'alto del suo cavallo bianco. Dal
primo rango dove stavo, potevo vedere le sue rughe sotto gli occhi e
tutta la spossatezza di un uomo che aveva passato una notte in
lunghe congetture. Sfilò a passo d'uomo per tutta la linea frontale,
in silenzio, come a volerci soppesare con il solo sguardo. Si fermò
al centro, prima di parlare:
«Un altro giorno di sangue ci attende, un altro giorno per
conquistare la pace. Insieme abbiamo costruito gli ideali della
rivoluzione e sarà per questo che la nostra progenie ci ricorderà.
Io so che avete paura, lo so…» e fu in quel momento che i suoi occhi
inclementi incrociarono i miei, distruggendo la fortezza che
nascondeva le mie angosce. Fui costretto a distogliere lo sguardo
per non bruciare dalla vergogna. «Pure io dovrei averne ma non ne
avrei motivo: finché voi, miei fedelissimi, mi seguirete, io non
avrò nulla da temere, così come voi non dovete temere la morte o la
sconfitta, perché siete già vittoriosi e le vostre gesta
appartengono alla leggenda. Chi verrà dopo di noi, tra molti anni,
saprà cos’è avvenuto qui e chi ha calpestato questo campo: prima di
essere soldati, voi siete francesi… voi siete la Vecchia Guardia e
che gli altri cedano il passo!»
Il vento si smorzò e i colpi di sparo si affievolirono sotto la
tonante voce dell'Imperatore dei Francesi. Una fiammata scaldò il
mio cuore, facendomi disprezzare tutto quello che fino a poc'anzi
stavo provando. Il mio urlo di esaltazione si unì agli altri, più
che mai vivo e potente. Il cavallo di Napoleone Bonaparte s'impennò
irrequieto mentre lui c'incitava gridando:
«Per tutti i francesi che han coraggio, è giunto il momento di
vincere o di perire!»
E fu col pugno proteso verso l’alto che la nostra risposta echeggiò
all’unisono su tutta la pianura di Waterloo come il fragore di mille
cannoni:
«Viva la Francia! Viva l’Imperatore!»
Avanzammo solenni sul campo di battaglia, senza traccia di paura che
minasse il nostro incedere risoluto verso il pericolo. Il vessillo
torreggiava a sfidare il cielo, il vento della rivoluzione soffiava
forte dietro di noi, mentre i tamburi cadenzavano la nostra ultima
marcia.
Solo un saluto potei fare a mia moglie: Juliette, hai sentito?
Non c'è solo sangue nella nostra bandiera, ma anche speranza.
Guardala, come sventola temeraria! Comunque vada, io sarò con te.
Non posso più voltarmi, adesso, e giammai lo farò, perché la
Vecchia Guardia avanza!